E’ ampiamente condiviso che il successo delle politiche di coesione dipende dalla qualità delle istituzioni. Nel saggio di Beniamino Quintieri e Giovanni Stamato pubblicato sul terzo numero 2021 della rivista Regional Economy si propone un indicatore di qualità istituzionale calcolato per le singole province italiane. L’analisi evidenzia una marcata eterogeneità tra le diverse aree del Paese ed il forte ritardo delle regioni meridionali. L’indicatore finale risulta fortemente correlato sia con i livelli di produttività osservati nelle province italiane che con il grado di efficienza finanziaria delle regioni nella spesa dei fondi europei.
La politica regionale dell’Unione Europea costituisce, sia in termini di impegno finanziario che di copertura geografica e temporale, uno dei più importanti programmi mondiali place-based di trasferimento e redistribuzione di risorse tra regioni di diversi Paesi, volti a stimolare la crescita nelle aree in ritardo di sviluppo. Le politiche di coesione hanno una storia che supera ormai i quattro decenni, grazie alla creazione del Fondo per lo sviluppo regionale (FESR), nato con l’obiettivo di ridurre le disparità regionali, valorizzare la ricerca tecnologica e promuovere lo sviluppo dei settori energetico, dei trasporti e delle telecomunicazioni. In Italia l’attenzione è da sempre focalizzata sulle risorse spese per il Mezzogiorno, che da solo rappresenta l’area sottosviluppata più estesa dell’Europa Occidentale, oltre ad essere quella ad aver beneficiato della quota più ampia di finanziamenti.
In particolare, il dibattito pubblico sulle politiche territoriali si è incentrato prevalentemente sull’ammontare di risorse disponibili e sulla capacità delle pubbliche amministrazioni di utilizzarle completamente. Nonostante l’enorme ammontare di risorse affluite nel tempo nelle regioni meridionali, il divario in termini di reddito pro-capite è rimasto sostanzialmente immutato negli anni (secondo i dati Istat da 56, 6 nel 2001 a 55, 4 nel 2019) mentre è notevolmente cresciuto quello rispetto ai cittadini dei 27 Paesi dell’Unione Europea, numeri che relegano il Mezzogiorno tra le aree europee con il più basso reddito pro-capite. Alle stesse conclusioni si perviene se si considera la produttività del lavoro che, nella media delle regioni meridionali, mostra un gap, inalterato nel tempo, di 25 punti percentuali rispetto al resto del Paese ed un aumento del differenziale rispetto ai Paesi dell’UE. Una conclusione condivisa in letteratura è che la scarsa qualità delle istituzioni nelle diverse aree, che comprende sia la dimensione politica che economica, costituisca un fattore importante per spiegare sia l’eterogeneità osservata dell’impatto delle politiche di coesione nelle diverse aree, nonché la causa principale della sostanziale inefficacia di queste politiche nel Mezzogiorno.
Al fine di individuare i fattori di maggiore criticità che contribuiscono a rendere poco efficaci le politiche di intervento, Quintieri e Stamato propongono un indicatore sintetico di qualità istituzionale calcolato a livello provinciale, che evidenzia la marcata eterogeneità tra le diverse aree del Paese ed il forte ritardo delle regioni meridionali. Viene inoltre considerata la relazione tra l’indicatore di qualità istituzionale e l’effettivo livello di efficienza finanziaria delle regioni nella spesa dei fondi europei relativi al ciclo della politica di coesione 2014-2020.
Beniamino Quintieri e Giovanni Stamato, 2021. “Qualità delle istituzioni e politiche di coesione nel Mezzogiorno,” Regional Economy, vol. 5(3), 3-13.